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AVANTASIA: The Scarecrow

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2008 19:04
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Città: PAVIA
Età: 30
Sesso: Maschile
24/11/2008 19:04

Recensione di Raffaele "Salo" Salomoni


Le parole di Tobias Sammet, che riecheggiano ancora nelle nostre orecchie, suonano false, patinate, proprio come le foto promozionali a corredo del nuovo Avantasia, un inno al cerone. Sembra di sentirlo ancora dichiarare a gran voce che non ci sarebbe mai stato un terzo capitolo del progetto Avantasia, che l’avventura con gli Edguy stava assorbendo tutte le sue forze psicofisiche, ed altre amenità assortite. Inutile dire che chi scrive (insieme a molti altri) stesse aspettando il terzo capitolo come la manna, e quando, guarda caso, la Nuclear Blast ha annunciato l'uscita del disco, l’attesa si è fatta discretamente spasmodica. Vuoi per gli artisti coinvolti, su cui spicca la new entry, tale Alice Cooper (una delle punte di diamante del rock, per chi fosse vissuto sulla luna negli ultimi trent’anni), vuoi per la fiducia piena che il sottoscritto riversa nelle capacità compositive ed esecutive di Tobias, sta di fatto che “The Scarecrow” ha rappresentato una grande responsabilità per il sottoscritto, letteralmente travolto dal peso degli undici pezzi qui inclusi. L’evoluzione musicale del progetto Avantasia, come era facile prevedere, segue da vicino quella degli Edguy, mostrando quindi oggi più punti in comune con il rock melodico e l’hard rock che con il power metal che aveva permeato la prima incarnazione della band, complice anche l’innesto del chitarrista Sascha Paeth (rinomato produttore e chitarrista degli indimenticati Heaven’s Gate), dotato di un tocco caldo e rock, differente da quello Henjo Richter, chitarrista dei Gamma Ray e impegnato in prima persona nei due capitoli precedenti. L’opera rock in esame si sviluppa in undici pezzi uno più bello dell’altro, lasciando a tutti i convenuti la possibilità di esprimersi appieno, complice un minutaggio abbastanza abbondante per il genere proposto. La figura di Sammet si innalza come giusto a ruolo di leader, avendo il compito di rifinire e completare i pezzi nelle loro parti più importanti, lasciando ai comprimari il compito di ammaliare e convincere. Bravissima la biondissima Amanda Somerville, strepitoso Jorn Lande e convincente la vecchia gloria Michael Kiske, come mai avremmo potuto immaginare. Non abbiate paura di commuovervi alle note della ballad “What Kind of Love”, il pezzo migliore dell’album, e non sentitevi delle pecore nere se le tentazioni pop di “Lost In Space” vi fanno muovere la testa. Qui c’è pane per tutti i denti, come dimostra la heavy “Another Angel Down”, bestia scatenata domata con abilità da Jorn Lande, e da un Tobias in formissima nel ritornello. Per non parlare della folky “The Scarecrow”, un epico mid-tempo introdotto da strumenti tipici medievali, e sviluppato su ottime intuizioni melodiche. Uno sguardo a “Theater Of Salvation” degli Edguy nello speed metal di “Shelter From The Rain”, poco efficace nonostante la prova di Kiske, ci fa gioire per la maturazione dell’artista. Anzi mettiamo i puntini sulle ‘i’: Tobias Sammet non è un artista. E’ un ottimo compositore, un animale da palcoscenico ed un abile businness man. L’arte sta da tutt’altra parte. Ciò non toglie che questo “The Scarecrow” brilla di luce propria, e non mancherà di allietare i padiglioni di innumerevoli fan, compreso il sottoscritto.
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